L’OMS raccomanda 150 minuti a settimana di attività di moderata intensità, suddivisi in almeno 3 sessioni settimanali da 50 minuti oppure 5 sessioni settimanali da 30 minuti.
Per “attività fisica” si intende “qualunque movimento determinato dal sistema muscolo-scheletrico che si traduce in un dispendio energetico superiore a quello delle condizioni di riposo”. In questa definizione rientrano non solo le attività sportive, ma anche semplici movimenti come camminare, andare in bicicletta, ballare, giocare, fare giardinaggio e lavori domestici, che fanno parte dell’attività motoria spontanea.
Camminare è uno strumento di benessere non solo fisico ma anche psicologico e sociale, è un’attività economica, spontanea e utile per la prevenzione in tutte le fasce d’età.
Nel passato le persone in cura per il cancro venivano invitate dal proprio medico al riposo, riducendo il più possibile l’attività fisica.
Al contrario, oggi gli studi scientifici hanno dimostrato che una regolare attività, controllata dal proprio medico oncologo, ha una serie di benefici che la possono far considerare a tutti gli effetti un presidio terapeutico:
– contrasta il decadimento fisico consentendo il mantenimento della massa muscolare, la protezione e il miglioramento della densità ossea;
– migliora la mobilità, la fatigue, la forza, la resistenza, e le capacità coordinative;
– contribuisce a preservare l’efficienza cardiovascolare e respiratoria e – insieme a un’alimentazione adeguata – a mantenere il peso nella norma, riducendo il rischio di recidiva;
– ha efficacia anche sulle complicanze oncologiche, quali il dolore, la cardio- e neuro-tossicità di alcuni farmaci chemioterapici e della radioterapia, gli effetti avversi delle terapie ormonali sostitutive o complementari;
– favorisce la socializzazione, il divertimento, influisce positivamente sull’umore e riduce gli stati di ansia e depressione;
– migliora la percezione della qualità di vita espressa attraverso vari parametri (la percezione del dolore, lo stato cognitivo, la percezione dello stato di salute in generale, la percezione del proprio ruolo, lo stato emotivo e la vitalità).
I benefici di un esercizio fisico moderato per quanto riguarda ansia, disturbi dell’umore e benessere socio-emozionale sono stati indagati e confermati da studi clinici anche nei pazienti anziani che affrontano chemioterapia, con alcune indicazioni di base:
– è importante non interrompere mai del tutto l’attività fisica per non perdere i benefici ottenuti;
– per i soggetti già attivi è auspicabile l’inserimento di attività specifiche che possano portare all’aumento della intensità;
– per i soggetti non attivi è necessario personalizzare l’attività fisica iniziando con attività semplici per 30 min. aumentando gradualmente la durata.
L’American College of Sports Medicine (ACSM) e le società scientifiche nazionali ed internazionali hanno emesso delle linee guida supportate dal National Cancer Institute per i malati oncologici dove vengono suggeriti con forza i seguenti punti:
– svolgere regolare attività fisica;
– includere nel programma settimanale di allenamento 2 sessioni dedicate ad esercizi di potenziamento della forza;
– sviluppare gradualmente i livelli di attività fisica raccomandati;
– dedicare all’attività fisica almeno 150 minuti a settimana;
– evitare l’inattività e dedicarsi alle normali attività quotidiane;
– l’attività fisica è sicura durante e dopo il trattamento del cancro
Nei pazienti oncologici, praticare una moderata attività sportiva contribuisce a contrastare sensazioni e vissuti connessi alla patologia.
L’orizzonte mentale, che la malattia aveva ristretto all’ambito del dolore e della cura, si amplia ad altre dimensioni della vita. Si passa dal ripiegamento su di sé alla possibilità di svagarsi, raccogliere nuovi stimoli e interessi, intrecciare nuove relazioni.
L’identità stessa ne risulta arricchita e l’individuo si (ri)appropria di lati e sfaccettature che vanno oltre la percezione di sé come malato.
A migliorare è soprattutto il rapporto con il corpo, che è stato a lungo attaccato e ferito dalla sofferenza. Riprendere a praticare uno sport dolce, come ad esempio la camminata, permette di oltrepassare i propri limiti con gradualità e rispetto, sfidandosi con delicatezza. Si sente di abitare nuovamente un organismo che funziona, verso cui si torna a nutrire fiducia e amorevolezza.
La presenza di un gruppo poi sostiene e potenzia il processo, incentivando a mantenere l’impegno e offrendo una possibilità di dialogo e confronto fra pari, mediato e reso più leggero dalla condivisione di un’attività piacevole.
Recupero psicofisico: riprendere possesso della normale vita quotidiana per pazienti e famigliari dopo il lungo iter terapeutico.
Aggregazione: recuperare le relazioni sociali e la fruizione del proprio territorio attraverso l’incontro e la condivisione non solo con altri pazienti/famigliari ma anche con la comunità in senso più ampio.
Sensibilizzazione: favorire il superamento dei pregiudizi sulla malattia e le sue conseguenze, anche attraverso una corretta informazione su patologie, terapie e qualità di vita.
Prevenzione: promuovere l’attività fisica per le persone che hanno uno stile di vita sedentario, favorendo altresì la c.d. prevenzione secondaria nei confronti delle malattie acute e croniche.